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Dante Boni, il Maestro di calcio della scuola ‘Ennio Tardini’

Insieme verso il Centenario … con le testimonianze raccolte fra coloro i quali hanno costruito la storia secolare del Parma Calcio. L’ultimo racconto di Settorecrociatoparma.it, per Parma Magazine, la rivista che viene distribuita gratuitamente allo stadio ‘Ennio Tardini’ in occasione delle partite casalinghe della nostra squadra, ha narrato, nel numero del giornale diffuso in occasione di Parma-Udinese, la figura di Dante Boni, colui il quale ha formato frotte di giocatori parmigiani.

Nei giorni del debutto del sedicenne Alberto Cerri, prodotto del nostro vivaio, in Serie A, il più giovane giocatore della nostra terra a esservi riuscito con la Maglia Crociata addosso.

Nella stagione di un Settore Giovanile del Parma Calcio finalmente tornato in auge, grazie a una programmazione cominciata anni fa, con l’avvento della presidenza di Tommaso Ghirardi.

Nell’anno della piena operatività del centro sportivo del club, a Collecchio, rinnovato e sviluppato, in cui tutte le componenti della nostra società calcistica, dai giocatori della prima squadra ai ragazzini, dai dirigenti ai dipendenti, vivono quotidianamente, gomito a gomito, come in una grande famiglia.

Nel pieno di questa piacevole ed esaltante condizione, che ti fa percepire, proprio quando scocca il suo secolo di vita, l’accrescimento del senso di appartenenza alla nostra Bandiera, il pensiero corre indietro nella storia Crociata. Agli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta, a quella figura che è ricordata sotto la Tribuna Petitot del nostro stadio ‘Ennio Tardini’ con una bella lapide, che ne ha carpito l’immagine più indicativa del personaggio, quella ovunque pubblicata, quando di lui si racconta.

Sullo sfondo la mura di cinta del nostro storico e amato impianto sportivo. Il terreno molto brullo, polveroso, con sporadici ciuffi d’erba che si apriva dietro a quella decina di gradini che costituivano i vecchi Distinti, l’odierna Tribuna Centrale Est. Un gruppo di ragazzini che corre, un altro che palleggia. Il suo sguardo deciso, braccio teso e indice puntato. Dante Boni, il padre calcistico di tanti giovani parmigiani da lui sportivamente formati, alcuni dei quali non si sono fermati al Parma Calcio di allora, che, al massimo, disputava dignitosi e prestigiosi campionati di Serie B.

Giorgio Bartolini finì alla Juventus, Renato Martini al Palermo e alla Sampdoria, Sergio Verderi al Genoa, Mario Zurlini al Napoli, Giovanni Griffith al Palermo e alla Roma, Giuseppe Calzolari al Bari.

Pramzàn dal sass, ex difensore che vestì la nostra Maglia numero cinque per poche apparizioni, dopo aver smesso di giocare si tuffò nella vita del nostro club ventiquattro ore su ventiquattro. Da magazziniere a istruttore dei giovani i quali volevano cimentarsi con il gioco del pallone. Facendo diventare il ‘Tardini’ la sua e la loro casa. Vi arrivava all’alba, se ne andava all’imbrunire, senza alcuna interruzione.

Il signor Dante, maestro di calcio, era sempre lì, anche a ora di pranzo, in ciascuna stagione, in ogni condizione atmosferica. Per essere, lui, a completa disposizione di ragazzi che lavoravano o studiavano.

Quegli ex Crociati i quali da quindici anni, a ogni primavera inoltrata, periodo simbolo della giovinezza, consegnano a una promessa del nostro Settore Giovanile un premio a lui dedicato. L’ultima edizione è finita proprio nelle mani di Alberto Cerri …

I suoi allievi i quali, con il sorriso del cuore stampato sul viso, ti narrano come l’appuntamento con mister Dante Boni, prima di dirigersi al lavoro o a scuola, fosse per le sei del mattino, nella campagna poco fuori dal ‘Tardini’, dove ora c’è via Torelli, per una corsa verso Monticelli, come, sotto la sua osservazione, trascorressero ore a palleggiare contro il muro perimetrale dello stadio per affinare tecnica e controllo della palla, come quell’insegnante fosse tanto burbero nell’arrabbiarsi orgogliosamente all’interno degli spogliatoi, anche quando si affrontavano le forti formazioni riserve di Juve, Milan o Inter, perché le voleva battere, quanto buono nel condividere il proprio pasto all’ombra della tribuna e del viale d’ingresso dello stadio, con chi di loro, in epoca di miseria, non ne aveva la possibilità.

Il Parma Calcio era vissuto come una grande famiglia (il parallelismo, con le opportune proporzioni tra le differenti epoche, al clima che si respira oggi nel complesso sportivo di Collecchio, non ci sembra irriverente) e lui ne era la nobile guida umana e generosa, il quale plasmò infinite nidiate di giocatori, protagonisti in tutte le formazioni Crociate tra la Serie C e la Serie B, dagli anni Quaranta ai Sessanta, che dispensarono gioie e dolori alla nostra Comunità.

Nell’annata 1968/1969 gli fu affidata anche la responsabilità della prima squadra. Dopo appena otto partite e un andamento molto titubante, fu sostituito dall’ex campione d’Italia dell’Inter, il compianto Benito Veleno Lorenzi, ma lo dovettero richiamare in panchina nel finale, perché la situazione stava precipitando e Dante Boni in dieci gare, affidandosi principalmente ad alcuni dei suoi virgulti, evitò al Parma l’umiliazione della retrocessione nei dilettanti.

Nelle foto: l’immagine principe di Dante Boni, mentre dirige una seduta atletica nell’area perimetrale dello stadio ‘Ennio Tardini’; Boni con tre suoi pupilli: Giorgio Bartolini, Giovanni Griffith e Renato Martini; Dante Boni, a destra, con una delle sue formazioni giovanili. Da sinistra, in piedi, i giocatori in fila sono Soncini, Talignani, Balestrieri, Adorni e, di fianco al mister, Adelmo Ferri. Accosciati si riconoscono, sempre da sinistra Verderi, Raimondi, il portiere Valla (scomparso nelle scorse settimane) e Pellacini; un’altra squadra di giovanissimi allievi di Boni, in cui si distinguono il capitano Pederzani, il portiere Popoli e Romani (il secondo accosciato da sinistra); Dante Boni, in tuta, con Claudio Azzali; in canottiera, nel terreno a fianco del campo del ‘Tardini’, con un gruppo di suoi rampolli; alcuni ragazzi di Boni ritratti sorridenti davanti alla mura di cinta del ‘Tardini’, contro cui si esercitavano per affinare la loro tecnica; insieme a Benito Lorenzi, con cui condivise la panchina della prima squadra nella stagione 1968/1969.